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Referendum Giustizia, guida al voto: i 5 quesiti, i pro e i contro

(Articolo a cura di Monica Rega)


Il 12 giugno si svolgeranno non solo le elezioni per il rinnovo delle amministrazioni comunali in alcune città, ma anche le votazioni per il “referendum giustizia” proposto dai partiti Lega e Radicali. Si tratta di un referendum abrogativo, significa che il “SÌ” permette di eliminare parzialmente o totalmente una legge già esistente. Si compone di cinque quesiti e ogni quesito sarà valido se a votare sarà il 50%+1 degli aventi diritto (ossia se si raggiungerà il quorum).


Di seguito il testo riassunto delle domande che l’elettore avrà davanti in cabina elettorale e una breve analisi, quesito per quesito, dello scenario odierno e di come potrebbe cambiare se vincessero i “SÌ”.


I colori delle schede. Consigliamo di memorizzare i colori delle schede in relazione al proprio orientamento di voto, in maniera tale da non perdersi, all'interno della cabina, nella lettura dei quesiti veri e propri che possono risultare complessi.


SCHEDA ROSA: ABROGAZIONE DELLA LEGGE SEVERINO

“Volete abrogare la legge Severino che prevede l'incandidabilità di un condannato?”

Oggi un politico condannato in via definitiva per reati gravi contro la Pubblica Amministrazione (peculato, concussione, corruzione…) non può candidarsi e non può ricoprire altre cariche pubbliche e decade se già stato eletto. Se si tratta di una carica negli enti locali viene sospeso automaticamente dopo la sentenza di primo grado, quindi con condanna non definitiva (una sentenza è definitiva dopo il terzo grado di giudizio). Ad esempio, un sindaco verrà sospeso dopo la condanna di primo grado.

SE VINCE IL SÌ

L’interdizione da incarichi pubblici per i condannati non sarà più automatica ma decisa dal giudice caso per caso.


SE VINCE IL NO

Resta in vigore la legge Severino che prevede l'incandidabilità e la decadenza per i condannati definitivi per reati gravi contro la Pubblica Amministrazione e per gli amministratori locali se condannati in primo grado.


👍Per i favorevoli

La decadenza automatica crea dei vuoti di potere e, con il sistema odierno, troppi amministratori locali innocenti vengono sospesi.


👎Per i contrari

Il decreto Severino contrasta la corruzione e non può essere abrogato per intero, altrimenti i parlamentari, i politici, i sindaci ecc. condannati per mafia, corruzione, concussione o peculato potrebbero ricandidarsi alle cariche pubbliche.


SCHEDA ARANCIONE: MISURE CAUTELARI

“Volete abrogare la norma che consente di disporre una misura cautelare in caso di reiterazione del reato?”

Le misure cautelari limitano la libertà di una persona indagata (quindi non ancora condannata) prima della sentenza. Un esempio sono gli arresti domiciliari o il divieto di espatrio. Si usano in tre casi: rischio di pericolo di fuga, rischio inquinamento prove, rischio reiterazione del reato. Oggi, infatti, una persona può essere tenuta in carcere o agli arresti domiciliari in questi tre casi.

SE VINCE IL SÌ

Verrà eliminato il rischio di reiterazione del reato dalle motivazioni che i giudici possono utilizzare per disporre le misure cautelari. Resterebbero quindi utilizzabili per i giudici i rischi di pericolo di fuga e alterazione delle prove.


SE VINCE IL NO

Resta l’applicazione delle misure cautelari in caso di pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato.


👍Per i favorevoli

In Italia si abusa della custodia cautelare che coinvolge molti innocenti, non tiene conto della presunzione di innocenza e ha alti costi per lo Stato.


❔Che cos’è la “presunzione di innocenza”?

L’articolo 27 comma 2 della Costituzione prevede che: “L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.”


Capita che persone siano in carcere a titolo di custodia cautelare, in attesa del giudizio che poi si rivela di innocenza.


Negli ultimi trent'anni 30.000 persone sono state incarcerate e poi giudicate innocenti e ancora oggi 1/3 dei detenuti è in carcere perché sottoposto a custodia cautelare.


👎Per i contrari

Esistono già limitazioni alla custodia cautelare per il rischio di reiterazione del reato, che può essere disposta solo per condanne superiori a 4 o 5 anni.


Se vincesse il SÌ sarebbe molto difficile applicare misure cautelari a persone indagate per gravi reati come corruzione, stalking, estorsione, rapine e furti. In più non ci sarebbe una maggiore garanzia per le persone innocenti, perché gli altri due casi resterebbero applicabili.


Reati di violenza di genere. Se vincesse il SÌ diventerebbe molto difficile intervenire contro i reati di violenza di genere che hanno come caratteristica la reiterazione. Ricordiamo che sono misure cautelari anche l'allontanamento dalla casa familiare o il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Le misure cautelari sono, in questi casi, l’unico mezzo tempestivo di tutela.


SCHEDA GIALLA: SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

“Volete abrogare la norma che prevede la possibilità di passare dal ruolo di giudice a quello di PM e viceversa?”

Oggi un magistrato può passare dal ruolo di giudice (chi emette sentenze) a quello di pubblico ministero (chi si occupa delle indagini insieme alle forze dell'ordine stando dalla parte dell'accusa) fino a quattro volte durante la carriera.

SE VINCE IL SÌ

I magistrati dovranno scegliere all'inizio della loro carriera se svolgere il lavoro di giudice o quello di pubblico ministero. Non saranno quindi consentiti passaggi di funzione


SE VINCE IL NO

Resta in vigore la legge Mastella che prevede al massimo quattro passaggi con trasferimento fuori regione. Con la riforma Cartabia (in corso di approvazione), invece, i passaggi si ridurrebbero a uno.


👍Per i favorevoli

Chi è a favore del Sì sostiene che la separazione delle carriere garantirebbe una maggiore imparzialità dei giudici.


👎Per i contrari

Separare le funzioni di giudice e pubblico ministero creerebbe una cultura dell'accusa a sé stante.

In più, la separazione delle carriere non sarebbe efficace per garantire maggiore imparzialità, dato che il concorso per accedere alla magistratura e gli organi di autogoverno dei magistrati resterebbero comunque gli stessi.


SCHEDA GRIGIA: VALUTAZIONE DEI MAGISTRATI

“Volete abrogare la norma che non consente agli avvocati che siedono nei consigli giudiziari di redigere i pareri sulla professionalità dei magistrati?”

Attualmente in Italia i magistrati vengono valutati ogni quattro anni sulla base di pareri motivati ma non vincolanti dagli organi che compongono il Consiglio Superiore della Magistratura e il consiglio direttivo della Corte di Cassazione. In questi organi ci sono anche avvocati e professori universitari ma soltanto i magistrati possono votare nelle valutazioni professionali degli altri magistrati.

SE VINCE IL SÌ

Anche professori e avvocati (membri laici) che fanno parte dei consigli giudiziari parteciperanno alle valutazioni dei magistrati.


SE VINCE IL NO

Resta la normativa vigente in cui le valutazioni vengono espresse solo dai componenti appartenenti alla magistratura.


👍Per i favorevoli

Far votare i membri laici renderebbe più oggettive le valutazioni che tra magistrati sono spesso molto positive. La magistratura sarebbe meno autoreferenziale e la valutazione dei magistrati più oggettiva.


👎Per i contrari

Permettere agli avvocati di valutare i magistrati influenzerebbe in modo negativo il lavoro di questi ultimi perché nei processi avranno dalla parte opposta (la difesa) chi dovrà valutarli (gli avvocati).

SCHEDA VERDE: ELEZIONE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA (CSM)

“Volete abrogare l'obbligo per un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al CSM?”

Oggi se un magistrato vuole candidarsi come membro del Consiglio Superiore della Magistratura deve raccogliere almeno 25 firme di altri colleghi.

❔Che cos’è il CSM? Organo di autogoverno dei magistrati che esiste allo scopo di mantenere la magistratura indipendente rispetto agli altri poteri dello Stato (legislativo ed esecutivo).


SE VINCE IL SÌ

Viene eliminato l'obbligo di raccogliere tra 25 e 50 firme per i magistrati che vogliono candidarsi al CSM. Un magistrato potrà candidarsi liberamente senza l'appoggio di altri magistrati.


SE VINCE IL NO

Resterebbe obbligatoria la raccolta di almeno 25 firme di altri magistrati per potersi candidare.


👍Per i favorevoli

Si ridurrebbe il peso delle correnti politiche interne al CSM che agevolano alcune candidature e ne penalizzano altre.


👎Per i contrari

Eliminare le firme per candidarsi al CSM non risolve il problema delle correnti al suo interno perché interverrebbe in modo poco rilevante. C’è anche chi non vede le correnti come un sistema negativo in quanto aggregazioni di persone che condividono degli ideali comuni.


 

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