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Mes e eurobond: cosa sono?


La scelta tra questi due meccanismi è il principale tema economico di attualità legato all’emergenza Covid che sta infiammando il dibattito politico nazionale. Abbiamo provato a rispondere alla domanda in modo chiaro e veloce per capirne di più.

MES

Il Meccanismo Europeo di Stabilità, detto anche «fondo salva-Stati», è una organizzazione intergovernativa dotata di in un patrimonio monetario, creato con il contributo degli aderenti, che ha l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi dell’Eurozona in caso di crisi economica o default.

Nasce nel 2012 a sostituzione del Fondo europeo di stabilità (EFSF) e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM), e, più precisamente, in Italia viene approvato definitivamente dalla Camera il 19 Luglio 2019. Il MES ha una capacità di copertura di circa 704.8 miliardi di euro di cui la maggior contribuente in base al PIL è la Germania con il 27%, mentre con il 18% l’Italia.

Come funziona

Già vari Paesi hanno usufruito dei programmi di aiuto del MES per evitare il collasso, ad esempio: Cipro, a cui sono stati concessi €6,3 miliardi, la Grecia (€61,9 miliardi) e la Spagna (€41,3 miliardi). Oggi si discute per un possibile utilizzo anche in Italia come strumento per far fronte all’emergenza del Covid-19.

Un paese può richiedere l’utilizzo del MES per finanziare o coprire i prestiti che richiede sul mercato. Quindi è una garanzia a copertura del debito che viene contratto da un determinato Paese. L’accesso a questo meccanismo è concesso generalmente a condizioni rigide. In pratica, chi riceve i prestiti si obbliga ad approvare un memorandum d’intesa (MoU) che definisce con precisione e rigore quali misure di politica economica un governo si impegna a prendere per riacquistare la capacità di far fronte alle proprie spese negli anni successivi (aumento della spesa per interesse sul proprio debito pubblico).

Posto l’obiettivo di rendere di nuovo sostenibili i conti pubblici, il piano di riforme di solito prevede disposizioni molto impopolari, in primis il taglio alla spesa pubblica (in particolare alle pensioni). Poi i governi possono agire attraverso misure di flessibilizzazione e liberalizzazione e (meno frequentemente) privatizzazione delle leggi sul lavoro (es. precariato: contratti a termine, lavoro parasubordinato).

Il rispetto di tale piano è poi sorvegliato dalla famosa “Troika”, il comitato costituito da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale.

In Grecia, le condizioni imposte dalla Troika furono durissime: tagli vertiginosi alla spesa pubblica, alle pensioni, alla sanità e licenziamenti di massa.

Vantaggi e Svantaggi

Questo sistema è stato oggetto, fin dalla sua fondazione, sia di pareri positivi che negativi.

Da un lato viene considerato come un “prestatore di ultima istanza”, cioè un’istituzione che concede denaro a chi non riesce più a ricevere prestiti, nonché un concreto tentativo di rendere l’eurozona più unita e solidale dal punto di vista economico. Di contro, invece, da alcuni i programmi di riforma vengono considerati troppo intransigenti, da altri troppo poco. In genere, tedeschi e nord europei (i più “ricchi”) temono che meccanismi come il MES agevolino alcuni Paesi a spendere più di quello che possono, sapendo che saranno salvati con i soldi di qualcun altro (che ha un’economia solida).

Il «Mes light»

Verso aprile 2020, si è iniziato a parlare di Mes light. Gli Stati membri, vista l'emergenza sanitaria, stanno contrattando per “addolcire” le condizioni di utilizzo. Si pensa di lasciarne una: gli aiuti dovranno coprire solo i danni economici legati all'epidemia, cioè, il denaro dovrebbe essere speso dal governo italiano unicamente per mascherine, guanti, respiratori, strutture ad hoc, personale, dispositivi medici e misure di prevenzione al Coronavirus. Non sono previsti dunque vincoli particolari di bilancio né memorandum appositi da firmare. La somma di cui si potrebbe subito disporre è 36miliardi, ma ciò che non convince la maggioranza sono le incognite presenti sulla restituzione nonché la cifra stessa che sembra insufficiente.

the future is europe

il murales realizzato dall'artista NovaDead in Rue de la loi 103 a Bruxelles

EUROBOND

«L’idea è creare un meccanismo solidale di distribuzione dei debiti tra gli Stati europei, per il quale, quando un Paese chiede in prestito liquidità per finanziarsi, il debito viene suddiviso tra tutti gli Stati membri, mediante la creazione di obbligazioni del debito pubblico dei Paesi stessi» Quotidiano.net 16/04/2020

Cos’è un «bond»

Gli stati membri, normalmente, chiedono prestiti per finanziare le loro attività ordinarie, come i servizi per i cittadini (trasporti, sanità), le pensioni, gli investimenti, ma anche per le attività straordinarie, come in caso di epidemia. In cambio del credito, gli indebitati emettono delle obbligazioni (bonds) che garantiscono la restituzione dell’ammontare richiesto entro la scadenza pattuita e il pagamento degli interessi.

Bisogna tener presente che gli interessi variano a seconda della durata del prestito (più lungo è, maggiori sono le cifre da versare) e in base all’affidabilità di chi ha emesso il titolo. Quindi, un Paese come l’Italia, con un debito pubblico di oltre 2.400 miliardi di euro (circa 134% del PIL) è destinato a pagare una quota di interessi maggiore rispetto a un Paese del nord Europa con un debito meno pesante e quindi una situazione economica più florida, perché ritenuto più rischioso.

Facciamo un esempio: supponiamo di investire €10.000 in un bond governativo a 10 anni con un tasso annuale del 5%. Ogni anno il governo verserà a tuo favore una percentuale di denaro pari al 5% dei €10.000 prestati da te. Inoltre, alla data di scadenza del contratto ti verranno restituiti €10.000 iniziali.

La soluzione proposta

L’idea è quindi quella di creare un “debito comune” e di conseguenza un titolo sarebbe emesso non da un singolo Paese, ma da un'entità comune europea, un «Eurobond». In questo modo, si appianerebbero le differenze di tassi, a favore dei Paesi in condizioni di difficoltà economica, proprio perché a garantire sarebbe l’intera area euro.

Vantaggi e svantaggi

Se per gli stati del Sud Europa (come Grecia, Italia) questa possibilità sarebbe vantaggiosa, altri Stati meno indebitati (come la Germania) non sono entusiasti. Inoltre, va considerato che avere un unico debito presupporrebbe avere politiche fiscali comuni per poi ripagarlo, una comunione che non si è mai realizzata.

I «Coronabond»

Sono obbligazioni emesse per far fronte alle uscite legate alla diffusione dell’epidemia. I tipi di spesa a cui si fa riferimento sono due: quelle sanitarie e quelle per rilanciare l’economia, data la situazione critica in cui versano le attività produttive a causa della pandemia. Per entrambi i motivi, occorre una corposa erogazione di denaro da parte dei governi europei, e, visto che non tutti hanno la stessa capacità di spesa, i Coronabond aiuterebbero a procurare parte di quei soldi.

«Mes light» o «Coronabond»?

Ad oggi, non è stata ancora presa alcuna decisione. Le condizioni attorno alle due soluzioni poste sul tavolo dell’UE non sono ancora chiare. Il governo Conte si è inizialmente dichiarato contrario all’utilizzo del Meccanismo di stabilità, ritenendolo, seppur in versione “leggera”, uno strumento non adatto a fronteggiare la crisi sanitaria che stiamo vivendo. Nelle ultime dichiarazione rilasciate, però, ha aperto uno spiraglio anche a questa possibilità: «Valuteremo anche noi se è conforme agli interessi nazionali, se è davvero senza condizioni - dichiara il presidente - rifiutare il Mes sarebbe un torto a chi vuole usarlo, ma a noi serve altro». Tuttavia, è stata anche del tutto esclusa da alcuni Paesi (come l’Olanda), la possibilità di creare un “debito comune unico” per l’emissione dei Coronabonds.

Se da un lato la possibile ingerenza della Troika negli ordinamenti statali e le rigide condizioni poste in cambio dei prestiti fanno paura, dall’altro, mettere in comune i debiti non è un’operazione semplice e indolore: significa sia risparmiare sui costi necessari a sostenere i membri più deboli della comunità, ma anche chiedere un innegabile sacrificio a chi invece è generalmente considerato più solido.

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